Sull’Etna spettacolare azione dello spagnolo, che stacca Nibali e Scarponi, rivali per la vittoria finale e vince per distacco davanti a Rujano
LA SPALLATA di Alberto Contador. L’arrivo sull’Etna è già una svolta importante per il Giro d’Italia. Contador il calcolatore, il centellinatore di energie, lascia spazio al drago Contador, che piazza una sparata impressionante nella salita finale. Non lo Zoncolan, ma una ascesa con pendenze tutto sommato pedalabili sulle quali è difficile fare la differenza. Lo spagnolo invece la fa e come, esibisce una voracità che non gli conoscevamo: stravince, prende la rosa, manda messaggi a tutti, Tas compreso. Non dimentichiamo infatti che solo a fine giugno ci sarà il giudizio sul ricorso dell’Uci circa la tesi della bistecca ‘dopante’ assunta dallo spagnolo al Tour, accettata dalla federazione iberica che lo ha assolto, non mandata giù da quella internazionale. Scarponi è quello che prova a resistere, pagando puntualmente la sua generosità. Nibali invece accetta la sconfitta, sale del proprio passo limitando i danni, ma di certo il pubblico siciliano si attendeva ben altro dall’enfant du pays.
CONTADOR NON REGALA NIENTE – “Stavo bene, le gambe giravano ed io in questi casi provo l’attacco – spiega Contador -. L’unico dubbio che avevo era il forte vento contrario, ma sono partito ugualmente. Mi fa piacere aver dato spettacolo, è un modo per ripagare la gente che mi incita costantemente. Vittoria finale ipotecata? Manca tanto, il Giro è appena cominciato…”. Dicevamo della voracità di Contador, che tenta reiteratamente, riuscendoci, di togliersi di torno Rujano, ‘reo’ di non avergli dato un cambio nello sforzo finale. Lo spagnolo comunque maschera il comportamento: “Per me lasciargli la tappa non era un problema, ma bisogna capire che verso l’arrivo dovevo spingere al massimo per guadagnare più secondi possibile, e Rujano non è riuscito a tenere il mio ritmo”. Non fa una piega.
I GIOCHI TATTICI – Si può dire che, anche se le pendenze sono ben diverse e quindi il paragone regge parzialmente, gli ultimi km della salita verso l’Etna, per paesaggio lunare e soprattutto per la fiammata di Contador, ricordano le sfide del Tour sul Ventoux. In precedenza la frazione sembra però svilupparsi più che altro intorno a temi tattici. Fuga di nove uomini: Savini, Bakelandts, Cherel, Frank, Horrach, Vanotti, Lastras (22” da Weening, a lungo rosa virtuale), Visconti e Popovych. Azione vera, partorita al km 50 dopo una serie infinita di tentativi, tutti puntualmente rintuzzati dal gruppo. Il drappello si fa la prima scalata dell’Etna senza scossoni, mentre ci si interroga su come i leader delle squadre interpreteranno la corsa. Nibali e Joaquin Rodriguez hanno due uomini davanti (Vanotti e Horrach), mentre la Lampre di Scarponi si incarica del grosso del lavoro per limitare il margine.
POI I FUOCHI ARTIFICLIALI – Nell’ultima ascesa, fuochi artificiali. L’ex maglia rosa Weening si pianta senza appello (perderà quasi 7′), mentre Contador pone le basi per sfilargliela. Il suo è uno scatto bruciante: “E’ stata una vera e propria fucilata – spiega Vincenzo Nibali – che ci ha sorpreso. Ha dimostrato di avere una marcia in più, io ho preferito salire del mio passo senza reagire e penso di aver fatto bene. Scarponi ha provato a stargli dietro ed ha pagato”. Già, Scarponi. Il marchigiano è l’unico che accetta la sfida di Contador, e per questo va apprezzato. Gli va male, ma ha il coraggio di rischiare. “Quando sono arrivato sulla ruota di Contador ho provato a respirare un po’, ma quando lui è scattato di nuovo è stato un casino…”, è il commento colorito di Scarponi. Una volta seminato anche Scarponi, per Contador inizia una vera e prorpia cronometro. Quel che rimane del drappello dei fuggitivi (l’ultimo a tenere è Bakelandts) viene passato a doppia velocità. Resiste solo Rujano, ma Contador doveva riempire una casella: al Giro 2008 aveva vinto la classifia finale senza conquistare una tappa, si è già superato.